giovedì 23 dicembre 2010
Testo, ipertesto e contesto
Una parte di un’intervista a De Kerckhove, dove parla dell’evoluzione del linguaggio nell’era internet: “…Esistono testo, ipertesto e contesto. Bisogna capire identità e differenza di tutte e tre. L'ipertesto è a metà tra parola e scrittura. E' una forma di testo contestualizzata, ecco la differenza. Il linguaggio di Internet riprende la scrittura orale come struttura, ma della parola scritta ha la memoria. Viene archiviato. E' il pensiero che da interiore si manifesta agli altri. L'io non è più solo con se stesso, ma si connette con gli altri. E lo fa con una forma di espressione nuova, che non è la parola detta e neppure la parola scritta. E', se si vuole, un ibrido, ma che trasmette meglio di altre forme di espressione, il pensiero individuale…”. (Dal forum del GIORNALE a cura di Vittorio Macioce e Diana Zuncheddu. Nell’immagine: Vormittagsspuk = ghosts before breakfast di Hans Richter).
giovedì 16 dicembre 2010
Ancora sul tema della 'verosimiglianza' e delle ricerca delle fonti delle notizie on line
Riguardo al tema della“VEROSIMIGLIANZA” che ho già affrontato su questo blog, questa considerazione di Milad Douehi dell’Università di Glasgow, mi pare molto arricchente: “…Non bisognerebbe semplicemente utilizzare le modalità che già ci sono per fare verifiche sulla veridicità delle informazioni che circolano sul web. Si creano agorà e contenuti che non hanno un legame stretto con chi li ha prodotti. La sfida è andare a vedere come i contenuti sono collegati e chi li produce….”.
Il mondo digitale è il primo rivale della religione
Interessante spunto di riflessione su NOVAILSOLE24ORE di oggi: “il mondo digitale è il primo rivale della religione, crea un credo attorno a cui le persone si legano tra loro nutrendo una sorta di devozione. Le persone condividono regole strutture relazioni e spesso i singoli individui contribuiscono al sapere in modo collettivo e gratuito. Il virtuale è così un quasi luogo di culto. Studiare le implicazioni culturali…”. L’autore è Milad Douehi è Honorary Professorial Research Fellow alla School of Modem Languages and Cultures dell' Università di Glasgow.
giovedì 9 dicembre 2010
"Antropologia e web"
L'approccio antropologico alla comunicazione è sempre stato al centro dei miei interessi e l'argomento "Antropologia e web" è di assoluta attualità: oltre che nelle modalità di diffusione la rete incide profondamente anche sui modi di fare antropologia….
eidetica, un blog per approfondire.
eidetica, un blog per approfondire.
martedì 7 dicembre 2010
François Jullien, filosofo: sul pensiero orientale e quello occidentale
Perché la cultura occidentale è incapace di cogliere le trasformazioni in atto? Risponde François Jullien, sinologo francese: "Fin dai tempi della filosofia greca, tutto il pensiero occidentale è rimasto prigioniero dell´essere e dell´ontologia, considerando il reale composto da essenze immobili, come ad esempio le idee platoniche. Più un´entità è determinata, più essa è. La trasformazione silenziosa - caratteristica del pensiero cinese - è invece sempre in movimento, rimanda a una realtà fluida e indeterminata, dove ciò che è contemporaneamente è già anche qualcos´altro. Essa rimette in discussione il principio d´identità e il principio di non contraddizione, due cardini dell´ontologia occidentale. Di conseguenza, è inconcepibile per il pensiero occidentale che è incapace di pensare la transizione".
venerdì 26 novembre 2010
Link per approfondire il tema "Antropologia"
Una directory di link per approfondire il tema "Antropologia"
giovedì 25 novembre 2010
Lo svilupparsi della cultura della verosimiglianza
La mia formazione a Urbino nella facoltà di filosofia e la frequentazione di un gruppo di lavoro capeggiato dalla Jervis Comba, mi ha aiutato a non accontentarmi mai e di cercare sempre il 'non-visto'. Ci sarebbero molte cose interessanti da dire circa il senso di identità e verità nella contemporaneità. Siamo raggiunti da milioni informazioni che non sfruttiamo, rimandando perennemente il momento in cui poterne disporre approfondendole, trasformandoci, molto spesso, in conoscitori superficiali. Ciò è causato da un triplice fattore: una mancata attitudine all'approfondimento, l'eccessiva velocità dell'aggiornamento tecnologico e mancanza di coraggio nell'affrontare il tema della 'verità'. Tutto questo ha dato corpo allo svilupparsi della cultura trasversale della verosimiglianza; se nel mondo attuale non è possibile diffondere il completamente falso (perchè, per esempio, il web 2.0 lo svelerebbe facilmente), viene invece sempre più frequentemente accettato e diffuso il verosimile come vero.
martedì 16 novembre 2010
Derrick de Kerckhove: comunicare oggi
Qualcosa di molto interessante da parte di Derrick de Kerckhove, direttore del McLuhan Program in Culture and Technology, sulle nuove modalità della comunicazione commerciale: "Il mondo digitale continua a ridefinire la vita sensoriale degli utenti. Come si configurerà, nel prossimo futuro, la fascinazione e la seduzione delle strategie pubblicitarie? Le strategie pubblicitarie dovranno innanzitutto contare più sull’esperienza che sui concetti o sulle idee. La loro seduzione dovrà essere più fisica, richiamando il concetto di estetica in senso etimologico e il suo riferimento preciso al termine sensazione, appunto aísthesis. Quando parlo di estetica non mi riferisco mai all’accezione comune del termine, ma evoco, ancora una volta, la dimensione organica".
lunedì 15 novembre 2010
Le tribù postmoderne
Negli anni ’90 alcuni sociologi hanno incominciato a parlare della comparsa di alcuni tentativi di ri-aggregazione sociale, definibili come “tribù postmoderne”. Pur avendo delle caratteristiche che le avvicinano ai raggruppamenti pre-moderni, non coincidono con essi; le “tribù postmoderne” si vanno ad inserire nell’ambito della società contemporanea, in cui il consumismo è diventato il motore della costruzione identitaria dell’individuo occidentale.
In tale nuovo contesto, le comunità non sono più legate né dall’origine comune, né dalla religione, né da uno comune scopo, ma divengono effimere, si fanno e disfanno nel giro di pochissimo perchè legate dal comune interesse del momento. I membri delle “tribù postmoderne” non amano sottostare a regole troppo rigide ma rimane molto difficile disegnarne le caratteristiche perché sono molto differenti tra loro. I componenti di queste tribù appartengono infatti spesso a più tribù contemporaneamente, a seconda dei settori della vita quotidiana e dei loro personalissimi interessi e ciò che riesce ad accomunarli è il fatto di consumare tutti la stessa cosa, insieme e nello stesso momento. http://www.ninjamarketing.it/2010/04/07/la-settimana-del-tribal-marketing-il-marketing-tribale-fra-postmodernismo-e-web-2-0/
In tale nuovo contesto, le comunità non sono più legate né dall’origine comune, né dalla religione, né da uno comune scopo, ma divengono effimere, si fanno e disfanno nel giro di pochissimo perchè legate dal comune interesse del momento. I membri delle “tribù postmoderne” non amano sottostare a regole troppo rigide ma rimane molto difficile disegnarne le caratteristiche perché sono molto differenti tra loro. I componenti di queste tribù appartengono infatti spesso a più tribù contemporaneamente, a seconda dei settori della vita quotidiana e dei loro personalissimi interessi e ciò che riesce ad accomunarli è il fatto di consumare tutti la stessa cosa, insieme e nello stesso momento. http://www.ninjamarketing.it/2010/04/07/la-settimana-del-tribal-marketing-il-marketing-tribale-fra-postmodernismo-e-web-2-0/
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giovedì 11 novembre 2010
Perché le parole hanno smesso di comunicare
Alla Fondazione Rockefeller di Bellagio, si è tenuto il convegno internazionale “Parole di libertà” dedicato a “Writers in prison”.
Josè de Sousa Saramago, premio Nobel per la letteratura nel 1998, aveva preparato un articolo dal titolo: "Perché le parole hanno smesso di comunicare". Ecco un piccolo stralcio: “...Qui, sulla superficie terrestre, mettere una parola davanti all’altra, e in particolare in questo bugigattolo del pianeta, si rivela come un’operazione molto importante. Positiva o negativa che sia. Sarà positiva se ciascuna parola verrà soppesata e misurata, riconsegnata al suo vero valore – e non usata come cortina fumogena o accesso al museo di anticaglie. Sarà positiva se ridesterà in chi legge un’eco che non provenga dall’oscura condiscendenza all’illusione e all’inganno che sonnecchia sul fondo dell’inerzia in cui siamo vissuti. Sarà positiva se… E così via, senza ulteriori spiegazioni...”.
Josè de Sousa Saramago, premio Nobel per la letteratura nel 1998, aveva preparato un articolo dal titolo: "Perché le parole hanno smesso di comunicare". Ecco un piccolo stralcio: “...Qui, sulla superficie terrestre, mettere una parola davanti all’altra, e in particolare in questo bugigattolo del pianeta, si rivela come un’operazione molto importante. Positiva o negativa che sia. Sarà positiva se ciascuna parola verrà soppesata e misurata, riconsegnata al suo vero valore – e non usata come cortina fumogena o accesso al museo di anticaglie. Sarà positiva se ridesterà in chi legge un’eco che non provenga dall’oscura condiscendenza all’illusione e all’inganno che sonnecchia sul fondo dell’inerzia in cui siamo vissuti. Sarà positiva se… E così via, senza ulteriori spiegazioni...”.
venerdì 22 ottobre 2010
"Gli occhiali di Heidegger"
"Gli occhiali di Heidegger", opera prima di Thaisa Frank. Ecco un breve spunto dal libro:
l filosofo Asher Englehardt, risponde al suo caro amico Martin Heidegger che gli confidava l’ennesima esperienza ‘estraniante’, questa volta riguardante i propri occhiali, che in una sorta di trance, non riusciva a riconoscere: “Non c’è niente di consistente su cui basarsi, Martin” scrive Englehardt “le tazze e gli occhiali e tutto quello che la gente 'fa' o 'ha' sono soltanto oggetti di scena che ci proteggono da un mondo iniziato molto prima che qualcuno sapesse a cosa servivano gli occhiali, e che esisterà molto tempo dopo che saranno scomparsi tutti coloro che se ne ricorderanno. Questo è uno strano mondo, Martin. Ma non potremo mai uscirne perché ci viviamo dentro, sempre”.
l filosofo Asher Englehardt, risponde al suo caro amico Martin Heidegger che gli confidava l’ennesima esperienza ‘estraniante’, questa volta riguardante i propri occhiali, che in una sorta di trance, non riusciva a riconoscere: “Non c’è niente di consistente su cui basarsi, Martin” scrive Englehardt “le tazze e gli occhiali e tutto quello che la gente 'fa' o 'ha' sono soltanto oggetti di scena che ci proteggono da un mondo iniziato molto prima che qualcuno sapesse a cosa servivano gli occhiali, e che esisterà molto tempo dopo che saranno scomparsi tutti coloro che se ne ricorderanno. Questo è uno strano mondo, Martin. Ma non potremo mai uscirne perché ci viviamo dentro, sempre”.
lunedì 11 ottobre 2010
Immaginario e percezione visiva
Un cambiamento profondo delle nostre concezioni sulla percezione è estremanente necessario dal momento che i sistemi di comunicazione tecnologica stanno modificando gradualmente la formazione cerebrale dell’uomo (vedi il blog lameladinewton).
mercoledì 8 settembre 2010
Mauss ai tempi della Connection Age
Marcel Mauss nel suo "Saggio sul dono" ebbe l'intuito di comparare alcune
ricerche etnografiche svolte da Malinowski e Boas. Nei loro studi avevano affermato
che per la creazione delle relazioni umane il concetto di "scambio dei
beni" assume un valore fondamentale (anche se spesso implicito). Mauss nel suo
saggio rincarò la dose, definendo il dono un "fatto sociale totale". In
effetti la triade individuata dal sociologo (Dare - Ricevere - Ricambiare) sembra
comprendere una moltitudine di manifestazioni sociali: ritualistiche, di massa, individuali e altro ancora. Interessante è il concetto di dono nell’attualità: si può parlare di condivisione digitale?
ricerche etnografiche svolte da Malinowski e Boas. Nei loro studi avevano affermato
che per la creazione delle relazioni umane il concetto di "scambio dei
beni" assume un valore fondamentale (anche se spesso implicito). Mauss nel suo
saggio rincarò la dose, definendo il dono un "fatto sociale totale". In
effetti la triade individuata dal sociologo (Dare - Ricevere - Ricambiare) sembra
comprendere una moltitudine di manifestazioni sociali: ritualistiche, di massa, individuali e altro ancora. Interessante è il concetto di dono nell’attualità: si può parlare di condivisione digitale?
mercoledì 4 agosto 2010
Google e l'Impero Romano
Un acrobatico parallelismo tra il sistema Google e l'Impero Romano.
(Post di Francesco Paolillo sul blog LiquidoMercato).
(Post di Francesco Paolillo sul blog LiquidoMercato).
mercoledì 28 luglio 2010
Les Archives du Coeur
Christian Boltanski, presente in questi giorni con la mostra 'Personnes' all'HangarBicocca, continua la raccolta di battiti del cuore che registra dal 2008 all’interno del suo progetto Les Archives du Coeur che conta già trentamila battiti di cuore registrati. L’archivio è finanziato da una fondazione che ha sede nell’isola giapponese di Teshima. Il progetto di Boltanski mira a creare un archivio dell’umanità custodendo i suoi battiti cardiaci. Citazione: "Non si può conservare nulla, salvare nessuno. Ogni persona è unica, ma in tre generazioni se ne perde il ricordo. Ho sempre cercato di lavorare su questo, sulla petite mémoire. Registrare il cuore di migliaia di persone è un modo per affermarne sia la presenza che l'assenza, in futuro". (Immagine: Christian BOLTANSKI, Pourim réserve.)
domenica 18 luglio 2010
Malinowski e le forme di scambio cerimoniale delle isole Trobriand
Un bellissimo post di Federica Digiorgio su Malinowski e le forme di scambio cerimoniale delle isole Trobriand…
giovedì 15 luglio 2010
La sinestesia è un fenomeno sensoriale/percettivo, che indica una "contaminazione" dei sensi nella percezione
Quando una stimolazione sensoriale viene percepita non solo dall'organo di senso interessato alla percezione, ma è in grado di suscitare anche sensazioni comunemente associate ad altri organi di senso, ci troviamo di fronte alla sinestesia che, nella sua forma comune, interessa ogni individuo. Vi sono, invece, persone che vivono l'esperienza di vere e proprie tempeste percettive di fronte a suoni ed a colori; tali soggetti sinestetici vivono esperienze sensoriali complesse e multidimensionali. Possono, ad esempio, seguire un brano musicale ed abbandonarsi al flusso d’immagini (sensazioni visive) e/o sensazioni tattili - e non solo - che l'ascolto della musica è in grado di suscitare. Altri soggetti percepiscono le parole, le lettere od i numeri come caratterizzati da tonalità dominanti di colori o serie particolari di bande colorate: a riguardo ne è caso emblematico il “Sonetto delle vocali” di Arthur Rimbaud. Recentemente, Sergio Pappalettera - artista milanese autore di numerose copertine dei maggiori artisti musicali italiani che in un corso IED di Milano ha guidato gli studenti alla realizzazione di una trentina di bandiere rappresentative di altrettanti brani musicali, ha affermato: “Nell’era tardo barocca si sperimentano i primi marchingegni visivo/sonori, come il mitico clavicembalo luminoso di padre Chastel, strumento pensato per “accordare” l’universo del suono con l’universo dell’immagine. Il processo sinestetico e le sperimentazioni e ricerche che mettono in relazione i suoni e le immagini è una strada da percorrere per rinnovare il nostro modo di comunicare e raccontare emozioni”.
(Nell’immagine: un quadro di Kandinskij dal titolo ‘In onore a una voce sconosciuta’, rappresentazione di una voce femminile sentita al telefono)
venerdì 9 luglio 2010
Audiovisivo soppianta libro?
A questa domanda non è facile rispondere anche se questo sembra essere il trend, concretizzando la profezia di Asimov che nel 1951 immaginava testi separati dal supporto cartaceo e letti soltanto sugli schermi televisivi. Naturalmente c’è chi non si rassegna e si oppone fermamente a questo scenario, non essendo affatto affascinato dalle potenzialità dell’iPad. Guido Viale, economista ed esperto di sostenibilità ambientale, sostiene che “la cultura audiovisiva non si deposita, o si deposita solo flebilmente, nel costrutto mentale del recipiente; soprattutto si rinnova ogni giorno, cancellando o relegando nell’oblio quello che era stato detto o comunicato solo ieri”.
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Memoria e vecchiaia secondo Bobbio
Norberto Bobbio affermava: “Il mondo dei vecchi – di tutti i vecchi - è il mondo della memoria… Alla fine tu sei quello che ricordi. Il pozzo della memoria a un’età come la mia è ormai tanto profondo che non riesco più a giungere sino in fondo, anche perché la luce per illuminarlo è diventata sempre più fioca”.
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Il marketing tribale di Bernard Cova
Ne “Il marketing tribale" edito in Italia nel 2003 da Il Sole 24 Ore, Bernard Cova sostiene che esso nasca in contrapposizione al marketing one to one: nell’ottica Europea, mediterranea e latina il consumismo, invece di tuffarsi nelle onde sfrenate della personalizzazione, dell’individualismo e dell’innovazione anglosassoni, dà luogo a un “ri-radicamento” attraverso la ricerca di comunità emozionali, legami sociali e radici comuni di tipo arcaico in seno a raggruppamenti che hanno sempre più le sembianze di tribù. “Il marketing one to one usa la relazione come un mezzo per giungere ad uno scopo - cioè arrivare all’individuo - mentre il marketing di tipo tribale fa della relazione il vero scopo e dell’emozione condivisa il mezzo per giungere a tale scopo” afferma Cova.
giovedì 8 luglio 2010
L'arte della memoria
L'arte della memoria, nell'Antichità e fino a tutto il ‘700, era una scienza come la matematica, la fisica, la medicina. Era una scienza con i suoi filosofi e i suoi scienziati che si perdeva nella notte dei tempi. Uno di questi scienziati era Raimondo Lullo, sebbene anche negli scritti di Sant'Agostino ci sia l'utilizzo delle tecniche mnemoniche. Spesso i filosofi immaginavano la memoria come uno scaffale, una cassettiera o una grande casa con tante caselle. Riuscivano a immagazzinare milioni di nozioni con la possibilità di tirarle fuori in ogni momento, ricostruendole dove le avevano incasellate nella loro testa. Questa scienza si è persa da quando utilizziamo la scrittura o la tecnologia per ricordare le cose, però nell'inconscio l'arte della memoria esiste ancora.
martedì 22 giugno 2010
Il Web e l'oralità di ritorno, una grande intuizione di W. Ong
Nel suo libro “Oralità e scrittura” Walter Ong riflette sulle differenze tra culture basate sull'oralità e culture basate sulla scrittura, giungendo a considerare la cultura elettronica come un’oralità di ritorno, una “oralità secondaria”: viviamo in un'epoca che non ha ancora metabolizzato del tutto le rilevanti innovazioni nelle tecnologie della comunicazione e si ritrova ad affrontare altre ed altrettanto rilevanti evoluzioni (quella digitale, il computer e quella telematica, la Rete); scrive, ad esempio, Ong: “Solo ora, nell'era dell'elettronica, ci rendiamo conto delle differenze esistenti fra oralità e scrittura; sono state infatti le diversità fra i mezzi elettronici e la stampa che ci hanno reso consapevoli di quelle precedenti tra scrittura e comunicazione orale. L'era elettronica è anche un'era di oralità di ritorno, quella del telefono, della radio, della televisione, la cui esistenza dipende dalla scrittura e dalla stampa. La fase più recente della storia della comunicazione, la fase dell'oralità secondaria, dominata dagli strumenti della tecnologia elettronica (il telegrafo, il telefono, la radio e la televisione), che hanno radicalmente trasformato i criteri di scambio delle informazioni producendo eccezionali conseguenze in tutti i settori della società e della cultura, ha, secondo Ong, sorprendenti analogie con quella più antica per la sua mistica partecipatoria, per il senso della comunità, per la concentrazione sul momento presente e persino per il ricorso all’uso di formule.
venerdì 18 giugno 2010
Ancora su La fine del mondo di Ernesto de Martino
Voglio parlarvi ancora de La fine del mondo, in cui Ernesto de Martino racconta di una volta in Calabria quando, cercando una strada, egli e i suoi collaboratori fecero salire in auto un anziano pastore, perché indicasse loro la giusta direzione da seguire, promettendogli di riportarlo poi al posto di partenza. L'uomo salì in auto pieno di diffidenza, che si trasformò via via in una vera e propria angoscia, non appena dalla visuale del finestrino sparì alla vista il campanile di Marcellinara, il suo paese. Il campanile rappresentava per l'uomo il punto di riferimento del suo circoscritto spazio domestico, senza il quale egli si sentiva realmente spaesato. Quando lo riportarono indietro in fretta l'uomo stava penosamente sporto fuori dal finestrino, scrutando l'orizzonte per veder riapparire il campanile. Solo quando lo rivide, il suo viso finalmente si riappacificò.
Al giorno d’oggi, viviamo in un mondo dove ogni mezzo di comunicazione è interconnesso con tutti gli altri e non possiamo pensare di vivere come il vecchio pastore nel nostro cosmo ristretto, all’ombra di un solo campanile: per evitare di sperimentare questa angosciante situazione di spaesamento, occorre tenersi costantemente al passo con i tempi, aggiornandosi sulle continue innovazioni tecnologiche che quotidianamente sbocciano sul web, e ricorrendo a tutta la nostra capacità creativa; l’alternativa è rimanere tagliati fuori da un mondo in continua evoluzione, che non può aspettarci.
Al giorno d’oggi, viviamo in un mondo dove ogni mezzo di comunicazione è interconnesso con tutti gli altri e non possiamo pensare di vivere come il vecchio pastore nel nostro cosmo ristretto, all’ombra di un solo campanile: per evitare di sperimentare questa angosciante situazione di spaesamento, occorre tenersi costantemente al passo con i tempi, aggiornandosi sulle continue innovazioni tecnologiche che quotidianamente sbocciano sul web, e ricorrendo a tutta la nostra capacità creativa; l’alternativa è rimanere tagliati fuori da un mondo in continua evoluzione, che non può aspettarci.
mercoledì 16 giugno 2010
Un post su ...Shakerando sociologia, pensiero liberale e positivismo evoluzionistico
Segnalo questo post particolarmente intrigante...
Internet prima di Internet. Shakerando sociologia, pensiero liberale e positivismo evoluzionistico.
Internet prima di Internet. Shakerando sociologia, pensiero liberale e positivismo evoluzionistico.
lunedì 31 maggio 2010
Paradossi a Milano
L’Xi edizione della Milanesiana, il festival più innovativo e longevo del capoluogo meneghino che favorisce una fruizione della cultura e dell’arte ampia, partecipata e accessibile, avrà luogo dal 5 al 19 luglio e sarà dedicata ai paradossi. Nata da un progetto di Elisabetta Sgarbi per dare voce ai protagonisti delle diverse discipline artistiche e della cultura mondiale, la manifestazione amplia la sua formula aggiungendo alla centralità delle serate nuove modalità e occasioni di incontro con gli artisti ospiti. Gli oltre 30 appuntamenti previsti si distribuiranno per tutta la città, occupando, oltre ai luoghi tradizionali (Dal Verme, Oberdan e Sala Buzzati), nuovi spazi come i poli universitari Bicocca e Bovisa, la Biblioteca Chiesa Rossa, il centro di aggregazione giovanile Barrio’s, il teatro di Verdura e le Cartiere Vannucci. Si attendono 130 ospiti internazionali provenienti da 18 Paesi che animeranno i 18 incontri sulla letteratura, i 9 incontri sul cinema, i 18 sulla musica e i 2 sulla scienza. Sul tema del paradosso il momento del dialogo con i protagonisti avverrà durante due appuntamenti pomeridiani: il primo al Teatro di Verdura, dedicato al “Paradosso Dio” e il secondo presso il centro di aggregazione giovanile Barrio’s, dedicato al tema “Donne e paradossi”.
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lunedì 24 maggio 2010
Memoria reale e memoria mitica
La memoria è parte di noi e rappresenta la boa a cui aggrapparsi, l’ancora che ci tiene saldi per non affogare. La memoria è fatta di ricordi che possono essere reali o di fantasia perché essi non sono tasselli di una storia oggettiva ma lo strumento di una riappropriazione emotiva di sé e del proprio passato. A volte i ricordi esistono ma sono diversi da quelli reali, si è dimenticato ciò che realmente è accaduto perché manca l’esatta emozione che corrisponde ad essi. Freud chiama questo processo “rimozione” e sostiene che è causato dall’incompatibilità della reminiscenza con l’orientamento dell’Io: l’inconscio è il luogo in cui quello che è successo davvero galleggia e a volte riemerge. Proust parla di “memoria involontaria”, che fa uscire ciò che si è scordato nel momento in cui si sottrae al controllo dell’intelletto e della volontà. Questo incrocio tra realtà e fantasia è la memoria mitica e approfondire le cause dell’oblio rappresenta una premessa importante per ricominciare; tra memoria e oblio trova spazio il mito di morte e rinascita.
venerdì 21 maggio 2010
Le culture orali
Quando si parla di oralità non può non venire in mente J.W.Ong e la sua profezia, argomento di un prossimo post... qui invece riprendo una considerazione di Francesca Di Donato: "(...) La scoperta delle culture orali primarie è relativamente recente e strettamente legata alla storia della questione omerica. Milman Perry, nei primi anni Venti, mise in luce come la struttura dei poemi omerici fosse fondata in base alla costruzione dell'esametro. L'aedo non imparava né ricordava parola per parola, ma secondo cliché fissi, costruiti appunto in esametri, e solo poche erano le parole che non appartenevano a queste formule. Havelock ha poi esteso il lavoro di Perry mostrando come gli inizi della filosofia greca fossero legati alla ristrutturazione del pensiero operata dalla scrittura (...).
martedì 18 maggio 2010
La memoria svelata, elemento costitutivo della Storia e dell’uomo
Il Salone Internazionale del Libro di Torino ha avuto come motivo conduttore della 23esima edizione quello della memoria svelata, scelta per la “constatazione di un paradosso: proprio nel momento in cui, grazie alle nuove tecnologie, possiamo disporre di sterminate banche dati, tanto vaste come da sfidare la nostra stessa immaginazione e capacità di gestione, ci siamo accorti che il nostro rapporto con il passato si è fatto distratto, intermittente, quasi infastidito”. Gli organizzatori del Salone hanno ribadito la necessità della memoria: “la capacità di codificare e trasmettere la memoria, cioè le esperienze acquisite, si è rivelato un fattore decisivo nell’evoluzione delle società umane, che si sono potute sviluppare proprio nel momento in cui hanno cominciato a consegnare alle nuove generazioni la testimonianza delle proprie esperienze”. Partendo dal concetto che la salvaguardia della memoria risulta fondamentale per lo svolgimento degli avvenimenti futuri ed è parte integrante dell’essere umano, il Salone del Libro di Torino ha voluto svolgere il tema principale di quest’anno in tutte le sue declinazioni. Ecco che la memoria è stata interpretata come analisi della storia, antica e più recente, eroica o difficile, con momenti tragici o condivisi e attraverso i personaggi che ne sono stati protagonisti; come memoria privata; tramite i luoghi della memoria, dalle città all’architettura, dal territorio ai giardini; memoria in letteratura, a teatro, al cinema; memoria come cultura, sfida educativa, contrario di oblio, avvenire e scienza dell’anima.
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mercoledì 5 maggio 2010
La tribalità contemporanea e l’era tribale di de Kerckhove
La tribalità sta permeando la nostra vita quotidiana e la società contemporanea; si può notare nel linguaggio e nell’aspetto estetico ma anche in alcune elaborazioni teoriche come quella del sociologo Derrick de Kerckhove.
Tribale perché estremamente conciso e semplice è il linguaggio di Internet e delle chat, mentre tracce tribali sono evidenti sul corpo di molti con tatuaggi e piercing.
De Kerckhove distingue l’evoluzione della coscienza fondamentale in tre momenti: tribale, moderno e globale, scanditi dall’emergere di altrettante tecnologie della comunicazione quali l’oralità, la scrittura e l’elettricità. Secondo lo studioso canadese l’era elettrica è caratterizzata dalla sensazione di prossimità determinata dalla connettività pervasiva (dai cellulari ai computer collegati in rete) che consente ogni giorno di fare esperienza in prima persona di quella dinamica sociale nota come globalizzazione.
Tribale perché estremamente conciso e semplice è il linguaggio di Internet e delle chat, mentre tracce tribali sono evidenti sul corpo di molti con tatuaggi e piercing.
De Kerckhove distingue l’evoluzione della coscienza fondamentale in tre momenti: tribale, moderno e globale, scanditi dall’emergere di altrettante tecnologie della comunicazione quali l’oralità, la scrittura e l’elettricità. Secondo lo studioso canadese l’era elettrica è caratterizzata dalla sensazione di prossimità determinata dalla connettività pervasiva (dai cellulari ai computer collegati in rete) che consente ogni giorno di fare esperienza in prima persona di quella dinamica sociale nota come globalizzazione.
Il neo-nomadismo e l’era digitale: similitudini
I new media portano al senso del non luogo e al neo-nomadismo, concetto profetizzato da Joshua Meyrowitz in “Oltre il senso del luogo”. Le nuove tecnologie hanno infatti cancellato le distanze, annullando lo spazio che separa i soggetti e quello fisico, al punto che l’uomo contemporaneo è costretto a rielaborare i propri modelli di interazione sociale al di là del senso del luogo.
La società degli antichi popoli nomadi e quella tecnologia dell’informazione si somigliano. Hanno in comune l’eguaglianza nei rapporti sociali, il controllo sociale comunitario, l’apprendimento cronologico, non lineare e non gerarchizzato e la gestione dell’autorità in modo persuasivo piuttosto che coercitivo.
La società degli antichi popoli nomadi e quella tecnologia dell’informazione si somigliano. Hanno in comune l’eguaglianza nei rapporti sociali, il controllo sociale comunitario, l’apprendimento cronologico, non lineare e non gerarchizzato e la gestione dell’autorità in modo persuasivo piuttosto che coercitivo.
giovedì 15 aprile 2010
Contro l'inerzia dei "crociani"
Nelle pagine de Il mondo magico, allo storicismo crociano, de Martino oppone quello “storicismo eroico” che, rigettando l’inerzia su cui riposava quello dei crociani, si concentra esclusivamente sul “fare” e sul “plasmare” propri dell’uomo. Uno storicismo di questo tipo, che alla staticità preferisce l’attività e il progredire, deve necessariamente misurarsi col mondo magico: e non in maniera fine a se stessa, bensì per ampliarsi e prendere coscienza dei propri limiti. È per questo motivo che, ne Il mondo magico, de Martino mette costantemente a confronto il mondo magico con quello occidentale, che, tendenzialmente di stampo razionalista, si pone in opposizione nei confronti del primo: Croce ed Hegel propugnano infatti un’assoluta superiorità della civiltà occidentale, in virtù della quale il confronto con le altre culture sarebbe inutile e ozioso; altre correnti filosofiche occidentali liquidano sbrigativamente il problema, ponendo sullo stesso piano tutte le culture; de Martino è invece fermamente convinto della grandezza della civiltà occidentale, ma al tempo stesso ritiene che questa grandezza si manifesti proprio nella sua capacità (è la sola a possederla) di spingersi al di là delle proprie colonne d’Ercole, aprendosi al confronto con le altre culture, apertura che ora più che mai diventa possibile grazie all’avvento delle nuove tecnologie sul web e alla tipica caratteristica dei new media, che è quella di potersi interconnettere a vicenda con estrema facilità e velocità.
domenica 28 marzo 2010
"Flatland" di E. A. Abbott
Ecco uno scritto inviatomi da mio figlio Nicolò.
"Guarda laggiù, disse la mia guida (...), per completare il quadro della tua esperienza ti condurrò verso il basso, nelle più oscure profondità dell'esistenza, (...) nell'abisso dell'adimensionale. Osserva questa miserabile creatura. Quel Punto è un essere come noi, ma confinato nel baratro adimensionale. Egli stesso è tutto il suo mondo, tutto il suo universo; egli non può concepire altri fuor di sè stesso: egli non conosce lunghezza, nè larghezza, nè altezza, (...) non ha cognizione del numero Due nè ha idea della pluralità poichè egli è in sè stesso il suo Uno ed il suo Tutto, essendo in realtà Niente".
E’ un brano di "Flatland" di E. A. Abbott, in cui un quadrato che non conosce la terza dimensione viene guidato da una sfera verso nuovi orizzonti di conoscenza. In questo caso particolare, la vicenda porta il protagonista in un mondo in cui non vi sono dimensioni spaziali, abitato e interamente costituito da un solo essere adimensionale che è pura intelligenza in atto, non cosciente d'altro che del Tutto che completamente costituisce insieme il suo Io ed il suo Non-Io e, per questa ragione, eternamente felice nel compiacersi della sua autocontemplazione.
"Guarda laggiù, disse la mia guida (...), per completare il quadro della tua esperienza ti condurrò verso il basso, nelle più oscure profondità dell'esistenza, (...) nell'abisso dell'adimensionale. Osserva questa miserabile creatura. Quel Punto è un essere come noi, ma confinato nel baratro adimensionale. Egli stesso è tutto il suo mondo, tutto il suo universo; egli non può concepire altri fuor di sè stesso: egli non conosce lunghezza, nè larghezza, nè altezza, (...) non ha cognizione del numero Due nè ha idea della pluralità poichè egli è in sè stesso il suo Uno ed il suo Tutto, essendo in realtà Niente".
E’ un brano di "Flatland" di E. A. Abbott, in cui un quadrato che non conosce la terza dimensione viene guidato da una sfera verso nuovi orizzonti di conoscenza. In questo caso particolare, la vicenda porta il protagonista in un mondo in cui non vi sono dimensioni spaziali, abitato e interamente costituito da un solo essere adimensionale che è pura intelligenza in atto, non cosciente d'altro che del Tutto che completamente costituisce insieme il suo Io ed il suo Non-Io e, per questa ragione, eternamente felice nel compiacersi della sua autocontemplazione.
giovedì 11 marzo 2010
Il pelo di troppo, catalogo delle cose di cui la fine del mondo ci libererà
Il 2012 si avvicina, quella che dovrebbe essere la fine del mondo secondo vari calendari del passato. Cosa comporterà questa data? A cosa porterà? Nessuno lo sa esattamente, ma Gianluca Nicoletti, cerca di dare una visione in grado di strappare un sorriso spiegando da cosa ci libererà la fine del mondo.
Una serie di feroci critiche alla società moderna che passa dalla moda della chirurgia estetica, dalle assicurazioni alla bellezza dentro e fuori. Ed immancabilmente si va a parlare anche delle donne e del fantomatico “Gorgo del piacere femminile”: tra mito e leggenda l’autore spera che nella generazione post 2012 le donne abbiano un libretto di istruzioni allegato.
Un caso è quello dei “Piedi di Paola Barale”, accaduto dopo che l’attrice mostrò la perfezione delle sue estremità inferiori in uno show televisivo. Dopo lo show si scoprì che molte ragazzine minorenni si sottoponevano ad operazioni chirurgiche dolorosissime per avere dei piedi come quelli della Barale. O Infine le assicurazioni che i VIP fanno sul loro corpo: dal sedere di Jennifer Lopez al seno di Monica Bellucci, passando per Mick Jagger, dopo aver assicurato per un milione e mezzo di euro i suoi genitali. Insomma non tutte le fini del mondo vengono per nuocere.
“Dall’inserto de il Sole4ORE di venerdì 29 gennaio 2010”
Una serie di feroci critiche alla società moderna che passa dalla moda della chirurgia estetica, dalle assicurazioni alla bellezza dentro e fuori. Ed immancabilmente si va a parlare anche delle donne e del fantomatico “Gorgo del piacere femminile”: tra mito e leggenda l’autore spera che nella generazione post 2012 le donne abbiano un libretto di istruzioni allegato.
Un caso è quello dei “Piedi di Paola Barale”, accaduto dopo che l’attrice mostrò la perfezione delle sue estremità inferiori in uno show televisivo. Dopo lo show si scoprì che molte ragazzine minorenni si sottoponevano ad operazioni chirurgiche dolorosissime per avere dei piedi come quelli della Barale. O Infine le assicurazioni che i VIP fanno sul loro corpo: dal sedere di Jennifer Lopez al seno di Monica Bellucci, passando per Mick Jagger, dopo aver assicurato per un milione e mezzo di euro i suoi genitali. Insomma non tutte le fini del mondo vengono per nuocere.
“Dall’inserto de il Sole4ORE di venerdì 29 gennaio 2010”
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L’atlante della filosofia
Nei licei la filosofia è sempre stata insegnata nella forma di “Storia della Filsofia”. In futuro forse questo approccio, inevitabilmente legato agli schemi storici del periodo di interesse, potrebbe cambiare, diventando “Geografia della Filosofia”. Elmar Holenstein, insegnante di filosofia all’ETH di Zurigo, ha infatti scritto l’”Atlante di Filosofia”, offrendo un nuovo approccio per studiare i grandi pensatori del passato: esaminando i rapporti tra filosofia e geografia, illustra con delle mappe il corso delle idee nelle diverse epoche nonché zone del mondo.
Il libro di Holenstein insegna solo cose che erano già note, ma fa scoprire nuovi nessi e forse un nuovo modo di pensare la filosofia: nell’introduzione dell’atlante infatti Farinelli lo definisce il primo esempio di tentativo di un “atlante” globale, una sorta di “Progetto Pilota”.
Il libro di Holenstein insegna solo cose che erano già note, ma fa scoprire nuovi nessi e forse un nuovo modo di pensare la filosofia: nell’introduzione dell’atlante infatti Farinelli lo definisce il primo esempio di tentativo di un “atlante” globale, una sorta di “Progetto Pilota”.
giovedì 18 febbraio 2010
Africa primigenia
Bisogna riconsiderare l’Africa “primigenia” e “primitiva”, arcaica e invincibile – spiega Soyinka – l’Africa che ha conservato un misterioso legame con le forze della terra, dove risiedono gli antenati e i bambini che devono nascere. E’ l’Africa degli antichi miti, del teatro rituale, che i colonizzatori europei e i conquistatori islamici hanno sempre considerato manifestazioni infantili di un’umanità che si intrattiene con feticci di paglia e argilla, e che i veri mullah e i missionari hanno cercato di sopprimere. Ma l’Africa è un continente che è lontano mille miglia, anche quando scorre il sangue, dalle tentazioni nichilistiche dell’Occidente. Tutte le volte che ha voluto ritrovare il senso della propria umanità, l’Occidente da Picasso a Modigliani e Stravinskij, ha fatto ricorso all’esuberanza dell’arte Africana.
mercoledì 17 febbraio 2010
La natura dell'apparire e il rapporto con la luce
Qualche spunto in occasione del libro "La consistenza della luce" di Alessandro Carrera. La luce è stata l'ossessione dell'Occidente, e la sua speranza di salvezza. Sulla grande scena della conoscenza, è stata la partita religiosa, filosofica, estetica sempre aperta e mai davvero conclusa. Nel suo nome abbiamo scacciato il buio, temuto la notte, maledetto le tenebre. Insomma, la materia esiste se non fosse illuminata? E, ancora, siamo in una civiltà del guardare e se invece avessimo vissuto in una civiltà del tatto, dell'udito, dell'odorato?
giovedì 11 febbraio 2010
L’isola di “Lost”: il Non luogo per eccellenza
È cominciata il 10 febbraio la sesta ed ultima stagione di Lost, uno telefilm che oltre ad incollare i telespettatori allo schermo grazie agli intricati enigmi di cui è pieno, è incentrato sul concetto del non luogo, coniato dall'Antropologo Marc Augé che gli ha raccontati nella sua 'etnologia della solitudine'. I non luoghi sono quegli spazi dell'anonimato frequentati ogni giorno da tanti individui simili ma soli. Le grandi città, con le infrastrutture per il trasporto veloce, rappresentano più di ogni altro 'nonluogo', l'essenza di questa visione antropologica del quotidiano.
martedì 19 gennaio 2010
Cultura e complessità
L'approccio scientifico nello studio di culture diverse ci permette di intuire quanto siano complessi anche popoli considerati "primitivi". Malinowski, antropologo polacco del '900, ritiene che ogni cultura sia costituita dall'insieme di risposte che la società dà ai bisogni universali degli esseri umani e per questo motivo non può che essere complessa: "Afferrare il punto di vista dei soggetti osservati, nell'interezza delle loro relazioni quotidiane, serve a comprendere la loro visione del mondo".
Giuseppe Mascitelli
Giuseppe Mascitelli
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martedì 12 gennaio 2010
La fine di una crisi e la metafora offerta dall’incidente dell’aereo precipitato sulle Ande nel 1972
L'incidente avvenne alle tre e mezza di pomeriggio del 13 ottobre 1972. Tutti ne conoscono i particolari, soprattutto all’atteggiamento di coloro che soppavissero e su di che cosa si cibarono. L'aereo sul quale viaggiavano, un Fairchild F-227 dell'aviazione uruguayana che doveva portarli a Santiago del Cile per una partita di rugby, si fracassò, per un errore del pilota, su un picco delle montagne. A bordo c'erano 45 persone. Diciotto morirono subito, nell'impatto che spezzò in due la fusoliera. Altri undici persero la vita pochi giorni dopo per le ferite e per il freddo. Sedici sopravvissero. Vennero salvati il 22 dicembre perché due di loro, Roberto Canessa e Fernando Parrado……
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