lunedì 5 dicembre 2011

Tribalità e nuovi strumenti di comunicazione

Koert van Mensvoort fa una riflessione sulla somiglianza tra le società tribali e quelle digitali, partendo dalla premessa che, benché viviamo in società più complesse e strutturate, permane in noi una sorta di sensibilità tribale. In rapporto ai parallelismi tra la società della comunicazione tecnologica e il modo di vivere tribale, la prima cosa che secondo lui salta all’occhio è la nostra identità. Come nelle società primitive, anche nell’epoca dei social networks ci chiediamo come le persone ci conoscano e formiamo le nostre identità in base alle nostre amicizie, esibendo le nostre relazioni e scambiandoci simboli assimilabili a totem. I social networks, inoltre, sembrano essere molto più basati sull’oralità che sulla scrittura. La differenza tra società tribale e digitale sta nel fatto che oggi non apparteniamo più ad una sola tribù ma siamo connessi con numerose tribù che costituiscono il villaggio globale di Mc Luhan e che spesso rappresentano corporazioni con incentivi commerciali, che non necessariamente sono orientate al benessere dei membri. “Comunque” conclude van Mensvoort, focalizzando l’attenzione sulle contemporanee tribù digitali, “il terreno del marchio è forte e potrebbe scendere presto in competizione con i confini geografici”. PER SAPERNE DI PIU’.

martedì 22 novembre 2011

I tablet a scuola: modificare i processi di apprendimento..... Intervista a un professore che lo usa con i suoi studenti

Professor Domizio Baldini dell'Istituto Cecco Angiolieri di Siena. Così dice la sua intervista: “Oggi non è più pensabile che l'ambiente di apprendimento sia relegato all'interno delle mura scolastiche. Il sapere, la curiosità di sapere, l'apprendimento, con i dispositivi portatili oggi a disposizione può diventare una attività che si può espandere oltre la classe”. Leggi l’intervista

giovedì 17 novembre 2011

Kahneman, “Thinking, fast and slow”: decisioni a due velocità

Daniel Kahneman, psicologo israeliano e premio nobel per l’Economia, è l’autore del libro “Thinking, fast and slow”, in cui racconta per la prima volta al grande pubblico la sua vita e le sue ricerche sul ruolo che hanno l’istinto e la razionalità nelle nostre scelte. Tutti i meccanismi cognitivi che si celano dietro al nostro agire quotidiano sono ripercorsi attraverso due particolari protagonisti: il sistema 1 e il sistema 2. Il primo è intuitivo, impulsivo, associativo, automatico, inconscio ed è grazie a lui se, per esempio, riusciamo istantaneamente a intercettare la paura sul volto delle persone; il secondo è consapevole, deliberativo, lento (se non addirittura pigro) ed è merito suo se riusciamo a risolvere 17x24. Non sempre, però, questi due sistemi operano nel proprio domino di competenza: questo caso crea uno psicodramma. La maggior parte dei nostri errori è infatti il prodotto di giudizi intuitivi del sistema 1 che non sono passati al vaglio del sistema 2; significa che una decisione è stata presa troppo in fretta. Thinking, fast and slow, spiega come decidere più lentamente e bene favorisce vite più lunghe, sane e felici.

lunedì 7 novembre 2011

ETNO. Indagine su reperti dall’America, Asia, Africa, Oceania in Emilia-Romagna

Coltivare il passato, raccoglierlo e analizzarlo e poi condividerlo.... proprio da una delle regioni più avanzate nel campo della ricerca digitale, proviene ETNO: l’opera di valorizzazione delle raccolte etnografiche presenti sul territorio dell’ Emilia-Romagna che ha preso a partire dal 2004 presso le sedi museali emiliano-romagnole. L’indagine è servita a far emergere un ricco ed eterogeneo patrimonio ETNO, esposto o conservato nei depositi, espressione di culture, gruppi etnici e comunità provenienti da altri continenti (America, Asia, Africa, Oceania) e giunto fino a noi grazie all’opera e alla passione di viaggiatori, di entusiasti e talvolta bizzarri collezionisti o di missionari in terre lontane. Vedi

giovedì 3 novembre 2011

L’approccio antropologico alla comunicazione visuale e alla cultura globalistica

“Antropologia, Comunicazione, Visuale: questi sono tre termini che, tessuti insieme, vanno a dare un senso profondo e significativo alla nuova ricerca antropologica”. Parla Massimo Canevacci, già professore di Antropologia culturale alla facoltà di Scienze della Comunicazione all'Università La Sapienza di Roma e oggi all’Universidade Federal di Santa Caterina in Brasile, spiegando la sua visione dell'antropologia della comunicazione visuale. E aggiunge: “proprio attraverso il visuale, che si focalizza nella cultura contemporanea, si possono percepire, scoprire, creare e ci si può stupire dei multipli cambiamenti che avvengono nelle diverse società. Se la comunicazione è un sistema a canali multipli dove ognuno di noi partecipa in ogni istante, questa stessa partecipazione va ad arricchirsi e a districarsi in modo più agile, nei vari canali, proprio attraverso i diversi linguaggi che il visuale ci offre, quali ad esempio i diversi mezzi tecnologici che hanno coinvolto e tuttora coinvolgono non soltanto le culture occidentali ma anche quelle native. Ciò comporta che la diffusione della comunicazione visuale abbia causato l'affermazione di una cultura globalistica (non più vista come unitaria, ma caratterizzata da flussi frammentari che si vanno a giustapporre creando sincretismi) che rende quindi superato l'ambito di carattere nazionale. L'approccio antropologico alla comunicazione visuale si va quindi a configurare su due livelli. Il primo è l'uso diretto da parte del ricercatore di tecniche audiovisive per documentare e interpretare la realtà. Il secondo è l'applicazione dell'analisi culturale sui prodotti della comunicazione per estrapolarne stili di vita e elaborare modelli simbolici utili all'antropologia. CLICCA QUI PER APPROFONDIRE.

mercoledì 26 ottobre 2011

"La terra del rimorso": approccio multidisciplinare

“Ancora un post su Ernesto De Martino, che è stata una figura centrale nei miei studi universitari: in questo caso lo cito per l’interesse dell’argomento ma anche per l'approccio multidisciplinare particolarmente innovativo usato nella sua ricerca nel Salento: ‘La terra del rimorso’ è, infatti, la sintesi delle sue ricerche sul tema affiancato da un medico, uno psichiatra, una psicologa, uno storico delle religioni, un'antropologa culturale, un etnomusicologo. In sintesi, la sua ricerca: il tarantismo fu un dispositivo simbolico, mediante il quale un contenuto psichico conflittuale che non aveva trovato soluzione sul piano della coscienza veniva evocato e configurato sul piano mitico-rituale, e su tale piano fatto defluire e realizzato periodicamente, alleggerendo del peso delle sue sollecitazioni i periodi intercerimoniali e facilitando per certi periodi un relativo equilibrio psichico (il video LA TARANTA è uno straordinario documento fatto con la consulenza di De Martino e il commento di S.Quasimodo).

venerdì 14 ottobre 2011

La psicologia del diverso secondo Letizia Comba

“Quando ci accostiamo al problema del diverso, notiamo subito che esso affonda le sue radici e partecipa per le caratteristiche di base che ne contraddistinguono il funzionamento, alla situazione più generale della alterità”: questo dichiara Letizia Comba nel capitolo ‘Appunti sulla psicologia del diverso’ (uno dei capitoli del libro “Tessere”). Letizia Comba, scomparsa nel 2000, ha lavorato con Ernesto De Martino, Franco Basaglia e Giovanni Jervis ed è stata docente di Psicologia all’Università di Urbino e Verona. “Tessere” raccoglie, suddivise in tre parti, le pubblicazioni che meglio testimoniano l’originalità, la forza di pensiero e l’impegno, non solo accademico, di Letizia Comba; racconta i passaggi culturali di un’epoca attraverso le parole di una donna capace di uno sguardo critico sul mondo.

giovedì 29 settembre 2011

La geografia del pensiero

The Geography of Thought, con l’atroce traduzione in ‘Il Tao e Aristotele’, è uno dei testi fondamentali di chi si interessa di etnologia e dello sviluppo del pensiero. Il libro di Richard Nisbett, uno dei più importanti e stimati psicologi cognitivi e sociali statunitensi, parla di logocentrismo occidentale, ovvero della tendenza tutta nostrana di universalizzare il modo di pensare che mediamente ci caratterizza, che presumiamo generale e valido in ogni cantone del mondo e che invece, a detta dell’autore, non è per nulla globale né globalizzabile: gli stili di pensiero, in altre parti del mondo – e Nisbett raffronta ricerche qualitative su americani e cinesi-coreani-giapponesi, anche trapiantati in Occidente (accomunati non a caso) - sono a tal punto diversi da quello occidentale che si potrebbe addirittura concludere che il mondo che noi europei e nordamericani vediamo sia completamente diverso da quello che vedono in altri punti del globo. I processi mentali degli orientali, per esempio, sembrano essere più coerenti e adatti ad un mondo sempre più complesso e interconnesso dove, accanto alle “azioni”, assumono sempre maggiore rilevanza le “retroazioni” sistemiche. Dieci anni fa la Cina non rientrava tra i Paesi a maggiore industrializzazione, oggi l’economia cinese è dietro solo all’economia americana. E ancora per poco.

lunedì 19 settembre 2011

L'antropologia dell'uomo nell'era digitale


Il progetto “Scimmia Nuda e Internet” nasce per porsi qualche riflessione sull'antropologia dell'uomo nell'era digitale; vuole diventare un progetto organico che non si esaurisce in un evento ma che inizia e prosegue il suo percorso in luoghi sia virtuali che fisici. Il creatore è Giorgio Fontana, esperto di social media. Il progetto trae spunto da uno studio del 1967 di Desmond Morris, un antropologo inglese, in cui viene messo a nudo l'animale-uomo riconducendolo/riducendolo ad un primate evoluto. Anche oggi l'uomo rimane una ‘scimmia nuda’ malgrado il 'Pensiero Alto' e la tecnologia stiano modificando la sua atavica antropologia: la comunicazione dell'uomo è ancora adesso un insieme di segni e codici primitivi anche se supportati dall'innovazione.

giovedì 15 settembre 2011

Il Maestro e Professor Icilio Vecchiotti, relatore della mia tesi

Vorrei ricordare il relatore della mia tesi di laurea, Icilio Vecchiotti, mancato nel 2000 a 70 anni. Nato a Roma, si è dedicato fin da giovanissimo alle discipline filosofiche e linguistiche e in particolare da un lato allo studio delle lingue occidentali ed orientali (il suo orizzonte filologico spaziava per più di quaranta idiomi diversi) e dall'altro alla storia della filosofia occidentale ed orientale. Insegnante di sanscrito, pali e tibetano, è stato docente di Storia della filosofia e di religioni e filosofie dell'India e dell'Estremo Oriente all'Università di Urbino, dove ho avuto occasione di conoscerlo e libero docente di Storia della filosofia all'Università di Roma. Ha tradotto in italiano il testo sanscrito della Bhagavad Gita (Inno, Lode, Canto del Guru, il più vasto incluso tra i 18 Skanda Purana), ancora in commercio e ha commentato le opere del filosofo e uomo politico indiano Sarvepalli Radhakrishnan, di cui ha scritto anche la Premessa e le note filosofiche. Suoi i tre volumi della “Storia del Buddhismo Indiano”, disponibili sul mercato. g. mascitelli

mercoledì 31 agosto 2011

La Fine del Mondo, la Fine di un Mondo....

Ernesto De Martino è stato una pietra fondamentale per la mia formazione, tanto da aver ispirato il titolo di questo mio blog; ripeto, ancora una volta, il concetto espresso ne "La fine del mondo". In questo lavoro, come nei precedenti, De Martino parte da esperienze dell'oggi e del qui, da problemi, situazioni, crisi incombenti della nostra civiltà contemporanea, per risalire - in uno sforzo di comprensione storica universale - all'osservazione e all'analisi di mondi "altri" in senso psicologico (il mondo della psicopatologia), in senso storico cronologico (il mondo del cristianesimo primitivo) ed in senso storico-culturale (il mondo delle culture extraoccidentali oggetti di studio dell'etnologia). Di fronte all'arduo compito assuntosi di una comprensione storica universale, De Martino si pone metodicamente il problema della giusta prospettiva spettante allo scienziato che guarda all' "alieno" e alle culture "altre". Mi stavo scordando il sottotitolo: "Contributo all'analisi delle apocalissi culturali".... g. mascitelli

sabato 30 luglio 2011

Mobile e antropologia

L’uso dei dispositivi mobile nel territorio italiano è un fenomeno che non rappresenta certamente una semplice tendenza passeggera, bensì un profondo cambiamento nel nostro essere. Genevieve Bell (antropologa e direttrice dell’Interaction and Experience Research Group degli Intel Labs) – analizzando lo scenario attuale relativo a 17 Paesi dell'area EMEA, compreso il nostro, per conto di Intel e in collaborazione con Redshift Research . Vedi approfondimento

venerdì 29 luglio 2011

Un sistema sociale nasce quando azioni umane si connettono tra loro in un insieme dotato di significato

Niklas Luhmann è stato un sociologo e filosofo tedesco nonché uno dei maggiori esponenti della sociologia tedesca del XX secolo. Luhmann applicò alla società tedesca la teoria dei sistemi sociali, che ebbe un forte riscontro anche nel campo della filosofia. Tale teoria illustra come un sistema sociale nasca quando azioni umane si connettono tra loro in un insieme dotato di significato: Luhmann distingue tre diversi tipi di sistemi sociali, ciascuno dei quali – come ogni sistema – mira a ridurre la complessità ambientale nei suoi tre aspetti (materiale, temporale e simbolico). Il sociologo e filosofo tedesco radicalizza il concetto di comunicazione definendolo come unità o sintesi di tre selezioni: emissione, informazione e comprensione (quest'ultima intesa come osservazione della differenza delle due precedenti selezioni). Approfondisci: http://www.filosofico.net/luhmann.htm

giovedì 21 luglio 2011

Oggi, 21 luglio 2011, Marshall McLuhan compie 100 anni

"Il 21 luglio 2011 – per il centenario della nascita di Marshall Mc Luhan, sono stato presente al 'Mc Luhan Buzz' (un Digital Reading con un flusso ininterrotto di contenuti) e in quei momenti ho rivissuto una performance del 1981 (già menzionata in altra parte di questo blog), organizzata con un gruppo di ricerca dell’Università di Urbino guidato da Letizia Jervis Comba, dal titolo 'In memoria di Marshall Mc Luhan'. Il gruppo che organizzò la performance comprendeva professori, musicisti, artisti e personaggi vari, tra cui Franco Battiato e Enrique Ariman, noto per i suoi esperimenti sulla lettura automatica. Fu un evento molto sofisticato, interamente autofinanziato e lo pubblicizzammo affiggendo manifesti a lutto in tutta la città universitaria. Invece di organizzare la solita conferenza stampa, costruimmo un enorme cubo di tela nera trasparente di 6 metri per 6. Dall’interno del cubo la base del gruppo emetteva, durante una 24 ore non-stop, tutta una serie di comunicazioni in diverse modalità: orali, stampate, attraverso note o suoni… Le comunicazioni emesse cambiavano inoltre a seconda delle fasce orarie, con una grande attenzione per i feedback da parte del pubblico”. g. mascitelli

giovedì 7 luglio 2011

Paul Marsden, Social Psychologist e Digital Ethnographer

Etnografo digitale, speaker e consulente in comunicazione digitale, PR online e social media marketing, Paul Marsden è soprattutto un ricercatore nell'ambito della cultura digitale. Ha collaborato come Social Media Consultant per diverse aziende (qualcuna: Nokia, American Express, Pepsi, il Ministero della Difesa del Governo Britannico). Si proclama Social Psychologist e Digital Ethnographer...
Punto di riferimento per l'argomento: socialcommercetoday.com
Videointervista: intervistato.com