domenica 28 marzo 2010

"Flatland" di E. A. Abbott

Ecco uno scritto inviatomi da mio figlio Nicolò.
"Guarda laggiù, disse la mia guida (...), per completare il quadro della tua esperienza ti condurrò verso il basso, nelle più oscure profondità dell'esistenza, (...) nell'abisso dell'adimensionale. Osserva questa miserabile creatura. Quel Punto è un essere come noi, ma confinato nel baratro adimensionale. Egli stesso è tutto il suo mondo, tutto il suo universo; egli non può concepire altri fuor di sè stesso: egli non conosce lunghezza, nè larghezza, nè altezza, (...) non ha cognizione del numero Due nè ha idea della pluralità poichè egli è in sè stesso il suo Uno ed il suo Tutto, essendo in realtà Niente".
E’ un brano di "Flatland" di E. A. Abbott, in cui un quadrato che non conosce la terza dimensione viene guidato da una sfera verso nuovi orizzonti di conoscenza. In questo caso particolare, la vicenda porta il protagonista in un mondo in cui non vi sono dimensioni spaziali, abitato e interamente costituito da un solo essere adimensionale che è pura intelligenza in atto, non cosciente d'altro che del Tutto che completamente costituisce insieme il suo Io ed il suo Non-Io e, per questa ragione, eternamente felice nel compiacersi della sua autocontemplazione.

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