lunedì 22 ottobre 2012

Il risparmiatore moderno come il cacciatore-raccoglitore



La mente dell’uomo studiata dagli psicologi assomiglia di più a quella del nostro antenato, il cacciatore-raccoglitore, che non a quella auspicata dagli economisti. I modi di ragionamento sub-ottimali, ma di rapida esecuzione, hanno fatto perire molti individui ma il loro sacrificio ha fatto sopravvivere la specie. Come il suo antenato, quindi, il risparmiatore-investitore odierno sceglie anche in mancanza di informazioni complete e, se non sceglie, sceglie lo stesso. Purtroppo la fonte di informazioni per una scelta saggia non è più la sua esperienza passata o quella dei pochi amici e parenti della sua tribù. E’ consapevole della limitatezza della sua esperienza e perciò va da un esperto che sa dare i consigli giusti. Trova così un consulente bancario e vi si affida con lo stesso entusiasmo del suo antenato. Purtroppo l’entusiasmo è accompagnato, proprio come nel caso del suo antenato, da una medesima cecità nel diagnosticare la competenza del presunto esperto, auspice o consulente che sia, a cui si è rivolto. Il risparmiatore-investitore finirà così per decidere con gli stessi strumenti mentali del quasi-contadino, perché da più di dieci millenni la mente umana non è cambiata. I tempi del cambiamento e dell’adattamento a nuovi scenari sono una questione cruciale per la disciplina della finanza comportamentale e anche il profilo del rischio è parzialmente vincolato dalla natura della mente umana. Non dipende tanto dalla cultura in cui siamo immersi ma dalla nostra storia naturale (che agisce su tempi lunghissimi), anche se ciò non toglie che esistano culture e ambienti che ci abituano a rischiare e che ci siano persone pronte ad assumersi rischi anche a fronte di vantaggi incerti. Alla percezione del rischio di una persona, in definitiva, concorrono tre tipi di fattori; la mente, la cultura e la personalità. In altri casi l’influenza dei fattori culturali è massiccia, quasi esclusiva. (Studio di Paolo Legrenzi da “Psicologia e investimenti”, a cura di Andrea Gennai, Il Sole 24 Ore).

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