Un articolo di Ermanno Cavazzoni su Il Sole 24 Ore
sottolinea giustamente come il racconto sia in realtà la possibilità di mettere
un sogno in comune e di far sognare agli altri i nostri sogni. Narrare porta
quindi a far entrare in una realtà ‘altra’ che non esiste o che è concretamente
inaccettabile. I sogni sono in un certo senso sogni a comando che l’autore di
un racconto mette a disposizione di tutti, consentendo di entrarvi a chi lo
desidera, condividendo il proprio universo. Gli scrittori sono alla fine un po’
come i delegati a sognare anche per gli altri. L’articolo sottolinea come
“l’uomo viaggia in comitiva attraverso i sogni” ed è proprio questo che lo
distingue dagli altri esseri viventi.
Secondo me lo scrittore non è "un delegato a sognare anche per gli altri". Semmai è solo una persona che è stata capace di tradurre sogni o fantasie in parole. E il lettore sogna attraverso queste ultime solo e soltanto se toccano i desideri che sono già presenti in lui. Desideri che però non è in grado lui stesso di raccontare.
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