giovedì 3 novembre 2011

L’approccio antropologico alla comunicazione visuale e alla cultura globalistica

“Antropologia, Comunicazione, Visuale: questi sono tre termini che, tessuti insieme, vanno a dare un senso profondo e significativo alla nuova ricerca antropologica”. Parla Massimo Canevacci, già professore di Antropologia culturale alla facoltà di Scienze della Comunicazione all'Università La Sapienza di Roma e oggi all’Universidade Federal di Santa Caterina in Brasile, spiegando la sua visione dell'antropologia della comunicazione visuale. E aggiunge: “proprio attraverso il visuale, che si focalizza nella cultura contemporanea, si possono percepire, scoprire, creare e ci si può stupire dei multipli cambiamenti che avvengono nelle diverse società. Se la comunicazione è un sistema a canali multipli dove ognuno di noi partecipa in ogni istante, questa stessa partecipazione va ad arricchirsi e a districarsi in modo più agile, nei vari canali, proprio attraverso i diversi linguaggi che il visuale ci offre, quali ad esempio i diversi mezzi tecnologici che hanno coinvolto e tuttora coinvolgono non soltanto le culture occidentali ma anche quelle native. Ciò comporta che la diffusione della comunicazione visuale abbia causato l'affermazione di una cultura globalistica (non più vista come unitaria, ma caratterizzata da flussi frammentari che si vanno a giustapporre creando sincretismi) che rende quindi superato l'ambito di carattere nazionale. L'approccio antropologico alla comunicazione visuale si va quindi a configurare su due livelli. Il primo è l'uso diretto da parte del ricercatore di tecniche audiovisive per documentare e interpretare la realtà. Il secondo è l'applicazione dell'analisi culturale sui prodotti della comunicazione per estrapolarne stili di vita e elaborare modelli simbolici utili all'antropologia. CLICCA QUI PER APPROFONDIRE.

mercoledì 26 ottobre 2011

"La terra del rimorso": approccio multidisciplinare

“Ancora un post su Ernesto De Martino, che è stata una figura centrale nei miei studi universitari: in questo caso lo cito per l’interesse dell’argomento ma anche per l'approccio multidisciplinare particolarmente innovativo usato nella sua ricerca nel Salento: ‘La terra del rimorso’ è, infatti, la sintesi delle sue ricerche sul tema affiancato da un medico, uno psichiatra, una psicologa, uno storico delle religioni, un'antropologa culturale, un etnomusicologo. In sintesi, la sua ricerca: il tarantismo fu un dispositivo simbolico, mediante il quale un contenuto psichico conflittuale che non aveva trovato soluzione sul piano della coscienza veniva evocato e configurato sul piano mitico-rituale, e su tale piano fatto defluire e realizzato periodicamente, alleggerendo del peso delle sue sollecitazioni i periodi intercerimoniali e facilitando per certi periodi un relativo equilibrio psichico (il video LA TARANTA è uno straordinario documento fatto con la consulenza di De Martino e il commento di S.Quasimodo).

venerdì 14 ottobre 2011

La psicologia del diverso secondo Letizia Comba

“Quando ci accostiamo al problema del diverso, notiamo subito che esso affonda le sue radici e partecipa per le caratteristiche di base che ne contraddistinguono il funzionamento, alla situazione più generale della alterità”: questo dichiara Letizia Comba nel capitolo ‘Appunti sulla psicologia del diverso’ (uno dei capitoli del libro “Tessere”). Letizia Comba, scomparsa nel 2000, ha lavorato con Ernesto De Martino, Franco Basaglia e Giovanni Jervis ed è stata docente di Psicologia all’Università di Urbino e Verona. “Tessere” raccoglie, suddivise in tre parti, le pubblicazioni che meglio testimoniano l’originalità, la forza di pensiero e l’impegno, non solo accademico, di Letizia Comba; racconta i passaggi culturali di un’epoca attraverso le parole di una donna capace di uno sguardo critico sul mondo.

giovedì 29 settembre 2011

La geografia del pensiero

The Geography of Thought, con l’atroce traduzione in ‘Il Tao e Aristotele’, è uno dei testi fondamentali di chi si interessa di etnologia e dello sviluppo del pensiero. Il libro di Richard Nisbett, uno dei più importanti e stimati psicologi cognitivi e sociali statunitensi, parla di logocentrismo occidentale, ovvero della tendenza tutta nostrana di universalizzare il modo di pensare che mediamente ci caratterizza, che presumiamo generale e valido in ogni cantone del mondo e che invece, a detta dell’autore, non è per nulla globale né globalizzabile: gli stili di pensiero, in altre parti del mondo – e Nisbett raffronta ricerche qualitative su americani e cinesi-coreani-giapponesi, anche trapiantati in Occidente (accomunati non a caso) - sono a tal punto diversi da quello occidentale che si potrebbe addirittura concludere che il mondo che noi europei e nordamericani vediamo sia completamente diverso da quello che vedono in altri punti del globo. I processi mentali degli orientali, per esempio, sembrano essere più coerenti e adatti ad un mondo sempre più complesso e interconnesso dove, accanto alle “azioni”, assumono sempre maggiore rilevanza le “retroazioni” sistemiche. Dieci anni fa la Cina non rientrava tra i Paesi a maggiore industrializzazione, oggi l’economia cinese è dietro solo all’economia americana. E ancora per poco.

lunedì 19 settembre 2011

L'antropologia dell'uomo nell'era digitale


Il progetto “Scimmia Nuda e Internet” nasce per porsi qualche riflessione sull'antropologia dell'uomo nell'era digitale; vuole diventare un progetto organico che non si esaurisce in un evento ma che inizia e prosegue il suo percorso in luoghi sia virtuali che fisici. Il creatore è Giorgio Fontana, esperto di social media. Il progetto trae spunto da uno studio del 1967 di Desmond Morris, un antropologo inglese, in cui viene messo a nudo l'animale-uomo riconducendolo/riducendolo ad un primate evoluto. Anche oggi l'uomo rimane una ‘scimmia nuda’ malgrado il 'Pensiero Alto' e la tecnologia stiano modificando la sua atavica antropologia: la comunicazione dell'uomo è ancora adesso un insieme di segni e codici primitivi anche se supportati dall'innovazione.

giovedì 15 settembre 2011

Il Maestro e Professor Icilio Vecchiotti, relatore della mia tesi

Vorrei ricordare il relatore della mia tesi di laurea, Icilio Vecchiotti, mancato nel 2000 a 70 anni. Nato a Roma, si è dedicato fin da giovanissimo alle discipline filosofiche e linguistiche e in particolare da un lato allo studio delle lingue occidentali ed orientali (il suo orizzonte filologico spaziava per più di quaranta idiomi diversi) e dall'altro alla storia della filosofia occidentale ed orientale. Insegnante di sanscrito, pali e tibetano, è stato docente di Storia della filosofia e di religioni e filosofie dell'India e dell'Estremo Oriente all'Università di Urbino, dove ho avuto occasione di conoscerlo e libero docente di Storia della filosofia all'Università di Roma. Ha tradotto in italiano il testo sanscrito della Bhagavad Gita (Inno, Lode, Canto del Guru, il più vasto incluso tra i 18 Skanda Purana), ancora in commercio e ha commentato le opere del filosofo e uomo politico indiano Sarvepalli Radhakrishnan, di cui ha scritto anche la Premessa e le note filosofiche. Suoi i tre volumi della “Storia del Buddhismo Indiano”, disponibili sul mercato. g. mascitelli

mercoledì 31 agosto 2011

La Fine del Mondo, la Fine di un Mondo....

Ernesto De Martino è stato una pietra fondamentale per la mia formazione, tanto da aver ispirato il titolo di questo mio blog; ripeto, ancora una volta, il concetto espresso ne "La fine del mondo". In questo lavoro, come nei precedenti, De Martino parte da esperienze dell'oggi e del qui, da problemi, situazioni, crisi incombenti della nostra civiltà contemporanea, per risalire - in uno sforzo di comprensione storica universale - all'osservazione e all'analisi di mondi "altri" in senso psicologico (il mondo della psicopatologia), in senso storico cronologico (il mondo del cristianesimo primitivo) ed in senso storico-culturale (il mondo delle culture extraoccidentali oggetti di studio dell'etnologia). Di fronte all'arduo compito assuntosi di una comprensione storica universale, De Martino si pone metodicamente il problema della giusta prospettiva spettante allo scienziato che guarda all' "alieno" e alle culture "altre". Mi stavo scordando il sottotitolo: "Contributo all'analisi delle apocalissi culturali".... g. mascitelli