giovedì 3 novembre 2011

L’approccio antropologico alla comunicazione visuale e alla cultura globalistica

“Antropologia, Comunicazione, Visuale: questi sono tre termini che, tessuti insieme, vanno a dare un senso profondo e significativo alla nuova ricerca antropologica”. Parla Massimo Canevacci, già professore di Antropologia culturale alla facoltà di Scienze della Comunicazione all'Università La Sapienza di Roma e oggi all’Universidade Federal di Santa Caterina in Brasile, spiegando la sua visione dell'antropologia della comunicazione visuale. E aggiunge: “proprio attraverso il visuale, che si focalizza nella cultura contemporanea, si possono percepire, scoprire, creare e ci si può stupire dei multipli cambiamenti che avvengono nelle diverse società. Se la comunicazione è un sistema a canali multipli dove ognuno di noi partecipa in ogni istante, questa stessa partecipazione va ad arricchirsi e a districarsi in modo più agile, nei vari canali, proprio attraverso i diversi linguaggi che il visuale ci offre, quali ad esempio i diversi mezzi tecnologici che hanno coinvolto e tuttora coinvolgono non soltanto le culture occidentali ma anche quelle native. Ciò comporta che la diffusione della comunicazione visuale abbia causato l'affermazione di una cultura globalistica (non più vista come unitaria, ma caratterizzata da flussi frammentari che si vanno a giustapporre creando sincretismi) che rende quindi superato l'ambito di carattere nazionale. L'approccio antropologico alla comunicazione visuale si va quindi a configurare su due livelli. Il primo è l'uso diretto da parte del ricercatore di tecniche audiovisive per documentare e interpretare la realtà. Il secondo è l'applicazione dell'analisi culturale sui prodotti della comunicazione per estrapolarne stili di vita e elaborare modelli simbolici utili all'antropologia. CLICCA QUI PER APPROFONDIRE.

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