martedì 18 maggio 2010

La memoria svelata, elemento costitutivo della Storia e dell’uomo

Il Salone Internazionale del Libro di Torino ha avuto come motivo conduttore della 23esima edizione quello della memoria svelata, scelta per la “constatazione di un paradosso: proprio nel momento in cui, grazie alle nuove tecnologie, possiamo disporre di sterminate banche dati, tanto vaste come da sfidare la nostra stessa immaginazione e capacità di gestione, ci siamo accorti che il nostro rapporto con il passato si è fatto distratto, intermittente, quasi infastidito”. Gli organizzatori del Salone hanno ribadito la necessità della memoria: “la capacità di codificare e trasmettere la memoria, cioè le esperienze acquisite, si è rivelato un fattore decisivo nell’evoluzione delle società umane, che si sono potute sviluppare proprio nel momento in cui hanno cominciato a consegnare alle nuove generazioni la testimonianza delle proprie esperienze”. Partendo dal concetto che la salvaguardia della memoria risulta fondamentale per lo svolgimento degli avvenimenti futuri ed è parte integrante dell’essere umano, il Salone del Libro di Torino ha voluto svolgere il tema principale di quest’anno in tutte le sue declinazioni. Ecco che la memoria è stata interpretata come analisi della storia, antica e più recente, eroica o difficile, con momenti tragici o condivisi e attraverso i personaggi che ne sono stati protagonisti; come memoria privata; tramite i luoghi della memoria, dalle città all’architettura, dal territorio ai giardini; memoria in letteratura, a teatro, al cinema; memoria come cultura, sfida educativa, contrario di oblio, avvenire e scienza dell’anima.

mercoledì 5 maggio 2010

La tribalità contemporanea e l’era tribale di de Kerckhove

La tribalità sta permeando la nostra vita quotidiana e la società contemporanea; si può notare nel linguaggio e nell’aspetto estetico ma anche in alcune elaborazioni teoriche come quella del sociologo Derrick de Kerckhove.

Tribale perché estremamente conciso e semplice è il linguaggio di Internet e delle chat, mentre tracce tribali sono evidenti sul corpo di molti con tatuaggi e piercing.
De Kerckhove distingue l’evoluzione della coscienza fondamentale in tre momenti: tribale, moderno e globale, scanditi dall’emergere di altrettante tecnologie della comunicazione quali l’oralità, la scrittura e l’elettricità. Secondo lo studioso canadese l’era elettrica è caratterizzata dalla sensazione di prossimità determinata dalla connettività pervasiva (dai cellulari ai computer collegati in rete) che consente ogni giorno di fare esperienza in prima persona di quella dinamica sociale nota come globalizzazione.

Il neo-nomadismo e l’era digitale: similitudini

I new media portano al senso del non luogo e al neo-nomadismo, concetto profetizzato da Joshua Meyrowitz in “Oltre il senso del luogo”. Le nuove tecnologie hanno infatti cancellato le distanze, annullando lo spazio che separa i soggetti e quello fisico, al punto che l’uomo contemporaneo è costretto a rielaborare i propri modelli di interazione sociale al di là del senso del luogo.
La società degli antichi popoli nomadi e quella tecnologia dell’informazione si somigliano. Hanno in comune l’eguaglianza nei rapporti sociali, il controllo sociale comunitario, l’apprendimento cronologico, non lineare e non gerarchizzato e la gestione dell’autorità in modo persuasivo piuttosto che coercitivo.

giovedì 15 aprile 2010

Contro l'inerzia dei "crociani"

Nelle pagine de Il mondo magico, allo storicismo crociano, de Martino oppone quello “storicismo eroico” che, rigettando l’inerzia su cui riposava quello dei crociani, si concentra esclusivamente sul “fare” e sul “plasmare” propri dell’uomo. Uno storicismo di questo tipo, che alla staticità preferisce l’attività e il progredire, deve necessariamente misurarsi col mondo magico: e non in maniera fine a se stessa, bensì per ampliarsi e prendere coscienza dei propri limiti. È per questo motivo che, ne Il mondo magico, de Martino mette costantemente a confronto il mondo magico con quello occidentale, che, tendenzialmente di stampo razionalista, si pone in opposizione nei confronti del primo: Croce ed Hegel propugnano infatti un’assoluta superiorità della civiltà occidentale, in virtù della quale il confronto con le altre culture sarebbe inutile e ozioso; altre correnti filosofiche occidentali liquidano sbrigativamente il problema, ponendo sullo stesso piano tutte le culture; de Martino è invece fermamente convinto della grandezza della civiltà occidentale, ma al tempo stesso ritiene che questa grandezza si manifesti proprio nella sua capacità (è la sola a possederla) di spingersi al di là delle proprie colonne d’Ercole, aprendosi al confronto con le altre culture, apertura che ora più che mai diventa possibile grazie all’avvento delle nuove tecnologie sul web e alla tipica caratteristica dei new media, che è quella di potersi interconnettere a vicenda con estrema facilità e velocità.

domenica 28 marzo 2010

"Flatland" di E. A. Abbott

Ecco uno scritto inviatomi da mio figlio Nicolò.
"Guarda laggiù, disse la mia guida (...), per completare il quadro della tua esperienza ti condurrò verso il basso, nelle più oscure profondità dell'esistenza, (...) nell'abisso dell'adimensionale. Osserva questa miserabile creatura. Quel Punto è un essere come noi, ma confinato nel baratro adimensionale. Egli stesso è tutto il suo mondo, tutto il suo universo; egli non può concepire altri fuor di sè stesso: egli non conosce lunghezza, nè larghezza, nè altezza, (...) non ha cognizione del numero Due nè ha idea della pluralità poichè egli è in sè stesso il suo Uno ed il suo Tutto, essendo in realtà Niente".
E’ un brano di "Flatland" di E. A. Abbott, in cui un quadrato che non conosce la terza dimensione viene guidato da una sfera verso nuovi orizzonti di conoscenza. In questo caso particolare, la vicenda porta il protagonista in un mondo in cui non vi sono dimensioni spaziali, abitato e interamente costituito da un solo essere adimensionale che è pura intelligenza in atto, non cosciente d'altro che del Tutto che completamente costituisce insieme il suo Io ed il suo Non-Io e, per questa ragione, eternamente felice nel compiacersi della sua autocontemplazione.

giovedì 11 marzo 2010

Il pelo di troppo, catalogo delle cose di cui la fine del mondo ci libererà

Il 2012 si avvicina, quella che dovrebbe essere la fine del mondo secondo vari calendari del passato. Cosa comporterà questa data? A cosa porterà? Nessuno lo sa esattamente, ma Gianluca Nicoletti, cerca di dare una visione in grado di strappare un sorriso spiegando da cosa ci libererà la fine del mondo.
Una serie di feroci critiche alla società moderna che passa dalla moda della chirurgia estetica, dalle assicurazioni alla bellezza dentro e fuori. Ed immancabilmente si va a parlare anche delle donne e del fantomatico “Gorgo del piacere femminile”: tra mito e leggenda l’autore spera che nella generazione post 2012 le donne abbiano un libretto di istruzioni allegato.
Un caso è quello dei “Piedi di Paola Barale”, accaduto dopo che l’attrice mostrò la perfezione delle sue estremità inferiori in uno show televisivo. Dopo lo show si scoprì che molte ragazzine minorenni si sottoponevano ad operazioni chirurgiche dolorosissime per avere dei piedi come quelli della Barale. O Infine le assicurazioni che i VIP fanno sul loro corpo: dal sedere di Jennifer Lopez al seno di Monica Bellucci, passando per Mick Jagger, dopo aver assicurato per un milione e mezzo di euro i suoi genitali. Insomma non tutte le fini del mondo vengono per nuocere.
“Dall’inserto de il Sole4ORE di venerdì 29 gennaio 2010”

L’atlante della filosofia

Nei licei la filosofia è sempre stata insegnata nella forma di “Storia della Filsofia”. In futuro forse questo approccio, inevitabilmente legato agli schemi storici del periodo di interesse, potrebbe cambiare, diventando “Geografia della Filosofia”. Elmar Holenstein, insegnante di filosofia all’ETH di Zurigo, ha infatti scritto l’”Atlante di Filosofia”, offrendo un nuovo approccio per studiare i grandi pensatori del passato: esaminando i rapporti tra filosofia e geografia, illustra con delle mappe il corso delle idee nelle diverse epoche nonché zone del mondo.
Il libro di Holenstein insegna solo cose che erano già note, ma fa scoprire nuovi nessi e forse un nuovo modo di pensare la filosofia: nell’introduzione dell’atlante infatti Farinelli lo definisce il primo esempio di tentativo di un “atlante” globale, una sorta di “Progetto Pilota”.