sabato 11 febbraio 2012

La delocalizzazione delle culture nell’era di Internet e dei social networks

L’antropologo John Postill fa una riflessione interessante sull’antropologia dei media nell’era del web 2.0; ecco la sua tesi: l’avvento di Internet ha spostato l’attenzione delle scienze sociali verso il web come cyberspazio. Così come nota Pio E. Ricci Bitti, Internet ha portato alla nascita di un nuovo ambito di studi nelle scienze sociali, volto a studiare Internet dapprima come spazio sociale autonomo, poi considerando gli utenti reali come parte attiva della rete. L’interesse nei confronti di Internet, da parte dell’antropologia, è dovuto principalmente al fatto che esso è considerato, attraverso i cyberspazi, un veicolo di diffusione di ‘culture transnazionali’ nonché fonte di ‘delocalizzazione’ di esse (secondo Ugo Fabietti, Roberto Malighetti e Vincenzo Matera). La chat è l’evoluzione della posta elettronica che evolve la comunicazione da asincrona a sincrona, mentre il blog si può considerare il primo esempio di personal media mediante il quale l’utente si appropria di uno spazio sul web diventando così anche produttore di informazioni. Tutte queste forme di comunicazione in rete sono riunite in un unico ambiente multimediale che ne costituisce l’evoluzione attuale e che prende il nome di social network. Questo consiste in servizi web che consentono di mettere in contatto persone distanti geograficamente, che si aggregano in gruppi online al fine di condividere interessi comuni o di instaurare o rafforzare legami sociali. Essi non sono tanto diversi dalle reti sociali fisiche, a parte per il fatto che si muovono in rete e sono accessibili da qualsiasi parte del mondo, concorrendo di fatto al processo di delocalizzazione delle culture del mondo reale.

Nessun commento:

Posta un commento