venerdì 18 febbraio 2011
Pierre Lévy e l’intelligenza collettiva
Pierre Lévy, filosofo francese che si occupa di studiare l’impatto di Internet sulla società, sostiene che il fine più elevato di Internet sia l’intelligenza collettiva, concetto affrontato anche da altri studiosi in passato. Si fonda sull’idea che l’intelligenza possa funzionare superando sia il pensiero di gruppo - e il relativo conformismo - sia quello individuale, permettendo ad una comunità di cooperare mantenendo attività intellettuali affidabili. Dunque, si può affermare che l’intelligenza collettiva sia un modo efficace per la formazione del consenso. Lévy stesso afferma in un’intervista che l’intelligenza collettiva “[…] può essere valorizzata al massimo mediante le nuove tecniche, soprattutto mettendola in sinergia. Oggi, se due persone distanti sanno due cose complementari, per il tramite delle nuove tecnologie, possono davvero entrare in comunicazione l'una con l'altra, scambiare il loro sapere, cooperare”.
venerdì 11 febbraio 2011
Netnografia tra marketing e capitale sociale
Leggendo l’articolo di Luca Dello Iacovo pubblicato ieri su Nòva 24, supplemento del Sole 24 Ore, si può trarre spunto per una riflessione sulla netnografia, ovvero l’etnografia di Internet.
Molto spesso il monitoraggio delle relazioni in rete è svolto in maniera quantitativa; ne conseguono una serie di dati numerici volti a misurare il networking on line di persone. Questo tipo di ricerche non possono però fornire delle valutazioni qualitative sull’intensità dei rapporti creati su Internet.
L’approccio quantitativo è di fatto corretto, ma solo se non è utilizzato in maniera esclusiva. Come spiega nell’articolo Giovanni Boccia Artieri, presidente della laurea in Scienze della comunicazione all’università di Urbino, “serve un’integrazione con un’analisi sulla qualità delle relazioni sociali” e la soluzione potrebbe risiedere nell’analisi netnografica, che ha “due orientamenti prevalenti: il marketing e il capitale sociale”.
L’obiettivo del metodo netnografico è infatti quello di analizzare la percezione degli internauti rispetto ad un particolare brand all’interno dei social network, mettendo in relazione i punti di vista, i valori e le emozioni degli utenti.
L'articolo è disponibile al link segnalato sia per gli abbonati sia per chi volesse acquistarlo al prezzo di 2 euro.
Molto spesso il monitoraggio delle relazioni in rete è svolto in maniera quantitativa; ne conseguono una serie di dati numerici volti a misurare il networking on line di persone. Questo tipo di ricerche non possono però fornire delle valutazioni qualitative sull’intensità dei rapporti creati su Internet.
L’approccio quantitativo è di fatto corretto, ma solo se non è utilizzato in maniera esclusiva. Come spiega nell’articolo Giovanni Boccia Artieri, presidente della laurea in Scienze della comunicazione all’università di Urbino, “serve un’integrazione con un’analisi sulla qualità delle relazioni sociali” e la soluzione potrebbe risiedere nell’analisi netnografica, che ha “due orientamenti prevalenti: il marketing e il capitale sociale”.
L’obiettivo del metodo netnografico è infatti quello di analizzare la percezione degli internauti rispetto ad un particolare brand all’interno dei social network, mettendo in relazione i punti di vista, i valori e le emozioni degli utenti.
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La continua lotta per la presenza nel mondo e il suo intreccio con le arti magiche
Nell’esaminare la presunta realtà dei poteri magici, l’antropologo Ernesto De Martino ritiene centrale l’analisi della costruzione della realtà magica. A parere dello studioso, tutto ruota attorno al concetto di presenza intesa come “esserci nel mondo”, come la capacità di conservare nella propria coscienza le memorie e le esperienze fondamentali per reagire in modo adeguato ad una specifica situazione storica. Questo stato - l’esserci - è quello che l’uomo si sforza di istituire per sfuggire all’insopportabile idea del non esserci. La presenza può essere messa in crisi da situazioni estreme nella vita di un singolo individuo o della collettività, quali ad esempio la morte o gravi malattie. Così l’uomo, incapace di determinare azioni, sperimenta una crisi. Attraverso il magismo, dunque, l’uomo appagherebbe la sua urgenza di essere presente nel mondo.
mercoledì 9 febbraio 2011
La video comunicazione, il vero e il verosimile
Le video telefonate non vengono utilizzate, secondo me, perché il mondo di oggi ha un problema con la verità. Esistono nella nostra epoca poche cose vere e poche false perché la gran parte di ciò con cui entriamo in contatto è verosimile: contiene un po’ di verità ma non coincide con la verità vera. Quando si telefona con il cellulare si è percepiti come una voce che può anche non fare intendere esattamente lo stato in cui si è in quel momento. Quando si comunica via SMS, chat, o si interviene in un social network, si costruisce un personaggio, più o meno aderente alla realtà, secondo il grado di equilibrio personale. L’abitudine a questo mondo verosimile è perciò incompatibile con una video telefonata e con il fatto di vedere le cose così come stanno. Anche l’immagine nuda e cruda di Skype, per esempio, anche se è di una persona lontana che si desidera raggiungere, non sempre tranquillizza per cui spesso ci si rifugia nelle chat o negli SMS. (Nell'immagine: la "Bocca della Verità" a Roma).
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