giovedì 25 novembre 2010

Lo svilupparsi della cultura della verosimiglianza

La mia formazione a Urbino nella facoltà di filosofia e la frequentazione di un gruppo di lavoro capeggiato dalla Jervis Comba, mi ha aiutato a non accontentarmi mai e di cercare sempre il 'non-visto'. Ci sarebbero molte cose interessanti da dire circa il senso di identità e verità nella contemporaneità. Siamo raggiunti da milioni informazioni che non sfruttiamo, rimandando perennemente il momento in cui poterne disporre approfondendole, trasformandoci, molto spesso, in conoscitori superficiali. Ciò è causato da un triplice fattore: una mancata attitudine all'approfondimento, l'eccessiva velocità dell'aggiornamento tecnologico e mancanza di coraggio nell'affrontare il tema della 'verità'. Tutto questo ha dato corpo allo svilupparsi della cultura trasversale della verosimiglianza; se nel mondo attuale non è possibile diffondere il completamente falso (perchè, per esempio, il web 2.0 lo svelerebbe facilmente), viene invece sempre più frequentemente accettato e diffuso il verosimile come vero.

martedì 16 novembre 2010

Derrick de Kerckhove: comunicare oggi

Qualcosa di molto interessante da parte di Derrick de Kerckhove, direttore del McLuhan Program in Culture and Technology, sulle nuove modalità della comunicazione commerciale: "Il mondo digitale continua a ridefinire la vita sensoriale degli utenti. Come si configurerà, nel prossimo futuro, la fascinazione e la seduzione delle strategie pubblicitarie? Le strategie pubblicitarie dovranno innanzitutto contare più sull’esperienza che sui concetti o sulle idee. La loro seduzione dovrà essere più fisica, richiamando il concetto di estetica in senso etimologico e il suo riferimento preciso al termine sensazione, appunto aísthesis. Quando parlo di estetica non mi riferisco mai all’accezione comune del termine, ma evoco, ancora una volta, la dimensione organica".

lunedì 15 novembre 2010

Le tribù postmoderne

Negli anni ’90 alcuni sociologi hanno incominciato a parlare della comparsa di alcuni tentativi di ri-aggregazione sociale, definibili come “tribù postmoderne”. Pur avendo delle caratteristiche che le avvicinano ai raggruppamenti pre-moderni, non coincidono con essi; le “tribù postmoderne” si vanno ad inserire nell’ambito della società contemporanea, in cui il consumismo è diventato il motore della costruzione identitaria dell’individuo occidentale.
In tale nuovo contesto, le comunità non sono più legate né dall’origine comune, né dalla religione, né da uno comune scopo, ma divengono effimere, si fanno e disfanno nel giro di pochissimo perchè legate dal comune interesse del momento. I membri delle “tribù postmoderne” non amano sottostare a regole troppo rigide ma rimane molto difficile disegnarne le caratteristiche perché sono molto differenti tra loro. I componenti di queste tribù appartengono infatti spesso a più tribù contemporaneamente, a seconda dei settori della vita quotidiana e dei loro personalissimi interessi e ciò che riesce ad accomunarli è il fatto di consumare tutti la stessa cosa, insieme e nello stesso momento. http://www.ninjamarketing.it/2010/04/07/la-settimana-del-tribal-marketing-il-marketing-tribale-fra-postmodernismo-e-web-2-0/

giovedì 11 novembre 2010

Perché le parole hanno smesso di comunicare

Alla Fondazione Rockefeller di Bellagio, si è tenuto il convegno internazionale “Parole di libertà” dedicato a “Writers in prison”.
Josè de Sousa Saramago, premio Nobel per la letteratura nel 1998, aveva preparato un articolo dal titolo: "Perché le parole hanno smesso di comunicare". Ecco un piccolo stralcio: “...Qui, sulla superficie terrestre, mettere una parola davanti all’altra, e in particolare in questo bugigattolo del pianeta, si rivela come un’operazione molto importante. Positiva o negativa che sia. Sarà positiva se ciascuna parola verrà soppesata e misurata, riconsegnata al suo vero valore – e non usata come cortina fumogena o accesso al museo di anticaglie. Sarà positiva se ridesterà in chi legge un’eco che non provenga dall’oscura condiscendenza all’illusione e all’inganno che sonnecchia sul fondo dell’inerzia in cui siamo vissuti. Sarà positiva se… E così via, senza ulteriori spiegazioni...”.