
lunedì 31 maggio 2010
Paradossi a Milano

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lunedì 24 maggio 2010
Memoria reale e memoria mitica
La memoria è parte di noi e rappresenta la boa a cui aggrapparsi, l’ancora che ci tiene saldi per non affogare. La memoria è fatta di ricordi che possono essere reali o di fantasia perché essi non sono tasselli di una storia oggettiva ma lo strumento di una riappropriazione emotiva di sé e del proprio passato. A volte i ricordi esistono ma sono diversi da quelli reali, si è dimenticato ciò che realmente è accaduto perché manca l’esatta emozione che corrisponde ad essi. Freud chiama questo processo “rimozione” e sostiene che è causato dall’incompatibilità della reminiscenza con l’orientamento dell’Io: l’inconscio è il luogo in cui quello che è successo davvero galleggia e a volte riemerge. Proust parla di “memoria involontaria”, che fa uscire ciò che si è scordato nel momento in cui si sottrae al controllo dell’intelletto e della volontà. Questo incrocio tra realtà e fantasia è la memoria mitica e approfondire le cause dell’oblio rappresenta una premessa importante per ricominciare; tra memoria e oblio trova spazio il mito di morte e rinascita.
venerdì 21 maggio 2010
Le culture orali
Quando si parla di oralità non può non venire in mente J.W.Ong e la sua profezia, argomento di un prossimo post... qui invece riprendo una considerazione di Francesca Di Donato: "(...) La scoperta delle culture orali primarie è relativamente recente e strettamente legata alla storia della questione omerica. Milman Perry, nei primi anni Venti, mise in luce come la struttura dei poemi omerici fosse fondata in base alla costruzione dell'esametro. L'aedo non imparava né ricordava parola per parola, ma secondo cliché fissi, costruiti appunto in esametri, e solo poche erano le parole che non appartenevano a queste formule. Havelock ha poi esteso il lavoro di Perry mostrando come gli inizi della filosofia greca fossero legati alla ristrutturazione del pensiero operata dalla scrittura (...).
martedì 18 maggio 2010
La memoria svelata, elemento costitutivo della Storia e dell’uomo

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mercoledì 5 maggio 2010
La tribalità contemporanea e l’era tribale di de Kerckhove

Tribale perché estremamente conciso e semplice è il linguaggio di Internet e delle chat, mentre tracce tribali sono evidenti sul corpo di molti con tatuaggi e piercing.
De Kerckhove distingue l’evoluzione della coscienza fondamentale in tre momenti: tribale, moderno e globale, scanditi dall’emergere di altrettante tecnologie della comunicazione quali l’oralità, la scrittura e l’elettricità. Secondo lo studioso canadese l’era elettrica è caratterizzata dalla sensazione di prossimità determinata dalla connettività pervasiva (dai cellulari ai computer collegati in rete) che consente ogni giorno di fare esperienza in prima persona di quella dinamica sociale nota come globalizzazione.
Il neo-nomadismo e l’era digitale: similitudini

La società degli antichi popoli nomadi e quella tecnologia dell’informazione si somigliano. Hanno in comune l’eguaglianza nei rapporti sociali, il controllo sociale comunitario, l’apprendimento cronologico, non lineare e non gerarchizzato e la gestione dell’autorità in modo persuasivo piuttosto che coercitivo.
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